Prigione che si ridesta
Michelangelo Buonarroti
SCULTURA
Scheda tecnica
- Autore: Michelangelo Buonarroti
- Data: 1530 – 1534 c.
- Collezione: SCULTURA
- Tecnica: Marmo
- Dimensioni: h. 267 cm
- Inventario: Inv. Scult. n. 1078
L'opera
Le quattro sculture “non-finite” dei Prigioni, generalmente datate all’inizio degli anni trenta del Cinquecento, avrebbero dovuto inizialmente decorare il monumento funebre di Papa Giulio II della Rovere per la basilica di San Pietro in Vaticano, simboleggiando i vizi sconfitti dalle virtù.
A seguito del ridimensionamento del grandioso progetto rimasero nello studio di Michelangelo e, alla sua morte, furono donate al Granduca Cosimo I de’ Medici. Questi le collocò nella Grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli, dove rimasero fino al 1909, quando furono trasferite alla Galleria dell’Accademia ed esposte nel corridoio principale che porta alla Tribuna.
Il blocco di marmo lascia appena emergere il corpo di questo Prigione: la muscolatura possente e la torsione del busto e della testa evidenziano lo sforzo della figura per liberarsi dal peso della materia ed oltrepassare i propri limiti, tema caro alla poetica di Michelangelo.
Le tracce degli scalpelli e dei raschietti rendono pittorica la superficie del marmo e ne accentuano i giochi di luce.